È stato presentato oggi presso la Camera dei Deputati il film Acqua Benedetta, un’opera che affronta con delicatezza e profondità il tema della malattia, della donazione e della speranza, proponendo una riflessione intima e universale sul valore della solidarietà e della dignità umana.

Alla presentazione hanno preso parte il regista Antonio Petrianni, l’interprete Carlo Albero Cecconi, il produttore Francesco Madeo e lo sceneggiatore Luca Lardieri, che hanno illustrato il percorso creativo e produttivo del film, sottolineando l’importanza di raccontare storie capaci di coniugare verità umana, responsabilità civile e impegno sociale.

“Acqua Benedetta” nasce con l’obiettivo di sensibilizzare il pubblico su tematiche spesso sottovalutate, legate alla qualità della vita delle persone che affrontano percorsi complessi di cura e trapianto. Al centro della narrazione c’è il valore del dono, la fragilità della condizione umana e la possibilità di ritrovare speranza anche nei momenti più difficili. La storia, attraverso il vissuto dei suoi protagonisti, diventa un esempio di forza, resilienza e rinascita.

L’incontro alla Camera ha rappresentato un’occasione importante per evidenziare come il cinema possa farsi strumento di sensibilizzazione e riflessione su temi di rilevanza sociale, contribuendo ad accrescere la consapevolezza collettiva anche all’interno delle istituzioni.

«Acqua Benedetta non è solo un film, ma un gesto di testimonianza e vicinanza verso chi ogni giorno affronta il proprio percorso di cura e verso chi sceglie di donare vita con generosità e coraggio» ha dichiarato il produttore Francesco Madeo.

Il regista Antonio Petrianni ha sottolineato l’importanza, per lui personale, di aver potuto contribuire a far luce su una malattia come l’insufficienza renale cronica e sulla condizione delle persone in dialisi, una realtà che lui stesso ha ammesso di non conoscere prima di questo progetto:

«Non sapevo quasi nulla di cosa significasse vivere la dialisi, ignoravo completamente questa realtà. Lavorare a questo film mi ha aperto gli occhi su un mondo fatto di attesa, sacrificio e speranza. Credo che raccontare queste storie sia un dovere morale per chi fa cinema.»

Anche il protagonista Carlo Albero Cecconi ha voluto spiegare la ragione che lo ha spinto ad accettare l’invito del regista e dello sceneggiatore a prendere parte al progetto:

«Ho scelto di dire sì a questo film perché credo sia importante far conoscere una malattia che segna profondamente la vita delle persone e delle famiglie coinvolte. Ma anche perché penso che il cinema possa contribuire a stimolare un dibattito necessario per avvicinare il nostro Paese agli standard europei in materia di donazione degli organi e di consenso informato. È importante parlare di questi temi e lavorare affinché il principio del silenzio-assenso sia applicato in modo uniforme, chiaro e consapevole anche in Italia.»

Lo sceneggiatore Luca Lardieri ha evidenziato il senso più profondo che ha guidato il film, spostando l’attenzione dal lato tecnico della scrittura al valore umano della storia:

«Acqua Benedetta è un film che parla di dignità, di fragilità e di speranza. Racconta ciò che spesso viene dimenticato: il valore delle piccole cose, l’importanza di un gesto che può cambiare la vita di qualcuno, la forza nascosta dietro ogni giorno vissuto in attesa. È una storia che vuole far luce su chi vive la malattia non come una condanna, ma come una battaglia da affrontare con coraggio, dignità e fiducia negli altri. Credo che oggi più che mai il cinema abbia bisogno di tornare a parlare di umanità, di empatia e di consapevolezza.»

Il film ha già ricevuto il sostegno e l’attenzione di diverse realtà associative impegnate nel campo della donazione e del volontariato e si prepara a proseguire il suo percorso tra proiezioni, festival e incontri pubblici.